Gramsci

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sabato 28 dicembre 2013

Salva-roma, Milleproroghe....ma ai lavoratori quando pensano?

Da giorni la stampa nazionale e le televisioni ci bombardano con la stessa notizia. Il Governo Letta è inciampato con il decreto Salva- Roma, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nuovamente preso in mano la situazione e risolto il problema.
Per l'ennesima volta assistiamo alla totale incapacità del Governo democristiano di Letta, Alfano e amici e confermiamo la nostra idea che questo Governo è ben lontano dal voler affrontare i veri problemi dell'Italia.
Dopo aver liquidato completamente la propria storia, il Partito Democratico è ben intenzionato a portare avanti la linea descritta dal neo-segretario Matteo Renzi.
Ora i lavoratori oltre a dover affrontare il problema del Governo più democristiano dopo tangentopoli si trovano come segretario del Partito che raccoglie i consensi del disperso popolo della sinistra diffusa Renzi che vuole abolire l'articolo 18.
Si vuole far passare l'idea che lasciando totale libertà di licenziamento ai padroni questi ultimi assumeranno di più e tutto tornerà come prima.
Sappiamo che non è così perché da sempre i padroni hanno fatto gli imprenditori. L'unica cosa che i lavoratori si ritroveranno se dovessero diventare realtà le idee di Renzi e della sua segreteria è una vita ancora più precaria, con nessuna garanzia.
Perché è la garanzia di un posto di lavoro che Renzi vuole cancellare. A livello culturale la sinistra di classe si è sempre battuta per difendere il lavoro, la sua organizzazione e la dignità del lavoratore.
Noi comunisti lo vogliamo ancora fare. I democratici hanno deciso che tutto questo fa parte del passato e tutto ciò che è stato oggi è visto come il MALE assoluto.
Il popolo elettorale democratico, i militanti del PD credono che il loro partito rappresenti la speranza di un futuro migliore. Ma come può il PD essere speranza per i lavoratori se sono questi i primi ad essere duramente colpiti dalle brillanti idee liberiste di Matteo Renzi ed Enrico Letta?
Popolo della Sinistra, torna a casa e ricostruiamo un forte Partito Comunista in una sinistra unita!


venerdì 6 dicembre 2013

Compagno Mandela!!

Da sito de PdCI nazionale



Nelson Rolihlahla Mandela era nato nel luglio del 1918, 95 anni fa. Se n’è andato accompagnato dal suo popolo il vecchio Madiba, Padre del Sudafrica finalmente libero e democratico. Al tutto il suo popolo, al'intero continente africano e al Partito comunista del Sud Africa la riconoscenza del Pdci che ammaina a lutto le sue bandiere. La vita di Mandela è stata la vita di un combattente per la libertà e la giustizia sociale per il suo popolo, per il suo paese, per il suo continente.


Mandela ha pagato un prezzo altissimo alla causa della libertà e con lui tutto il popolo nero del Sudafrica. La sua lotta contro il regime segregazionista iniziò, fin da giovanissimo, quando, ancora studente, insieme ad altri personaggi, che faranno con lui la storia del Sudafrica, decise di opporsi al regime razzista bianco entrando nell’Africa National Congress e fondando due anni dopo la Youth League insieme a  Walter Sisulu, Oliver Tambo e tanti altri.
Nelson Mandela venne arrestato e processato la prima volta fra il 1956 e il 1961 e rilasciato insieme ad altri 150 al termine del processo. E qui avvenne la svolta di Mandela. Dopo la strage di Sharpeville decide di entrare nella lotta armata. E’ la scelta cruciale della sua vita e quella per il destino del Sudafrica. Mandela e i sudafricani combattenti dell’ANC, del SACP (Partito Comunista del Sudafrica) comprendono che ormai solo la risposta armata può aiutare il paese a sconfiggere il razzismo. Una piaga putrida ben sostenuta e alimentata da vari paesi occidentale e, guarda caso, fu proprio la Cia a far scattare la trappola che nel 1962 fece imprigionare Mandela. Colui che in decenni recenti venne premiato con il Nobel per la pace in quegli anni era un terrorista. Sì, un terrorista nemico della pace, proprio come lo erano i nostri partigiani e i tanti combattenti per la libertà e l’autodeterminazione dei popoli dei nostri tristi anni dominati dall’imperialismo statunitense ed europeo.
Mandela rimase in carcere per 27 lunghissimi e durissimi anni solo per le sue idee. Una storia che anche noi italiani conosciamo bene per quello che avvenne durante il fascismo. Madiba, rifiutò nel 1985 la libertà in cambio della fine della lotta armata.
Uscì dal carcere nel 1990 e divenne presidente dell’ANC nel 1991. L’ANC è la federazione politica che comprende il SACP, l’ANC e il grande sindacato Sudafricano Cosatu. Nel 1991 l’ANC sospende la lotta armata. La rivoluzione democratica conquistò il paese nel 1994 quando Mandela divenne il primo presidente nero del Sudafrica che guidò fino al 1999. Nel 2004 decise di ritirarsi dalla vita pubblica rimanendo il padre nobile del paese.

Di Mandela i sepolcri imbiancati hanno detto di tutto e di più. Prima che era un terrorista, poi un comunista pure amico di Fidel Castro (comunista non lo era anche se i comunisti erano i suoi compagni di lotta e di carcere; ma amico di Fidel sì e per i razzisti sudafricani e occidentali era proprio una bestemmia), poi traditore del paese. Dopo, con la stessa ipocrisia divenne statista, padre nobile fino a essere premio Nobel per la pace insieme, perché la realpolitik non è mai troppa, al presidente razzista De Klerk nel 1993.
La coerenza di Mandela è stata esemplare. Non ha mai abiurato le sue scelte. La lotta armata, in primis, l’ha sempre ritenuta una necessità di fronte al muro di violenza del regime razzista di Pretoria. Ma ha saputo comprendere negli anni Novanta, da grande statista, che in quel momento al Sudafrica non serviva vendetta ma riconciliazione. Ma fu riconciliazione vera, come si usa in Africa e non la pantomima che si usa in occidente.
Il grande Sudafrica libero ha ancora di fronte a sé molti problemi, soprattutto economici e di giustizia sociale da risolvere. Ma il Sudafrica di oggi è fra i paesi che possono dare un contributo fondamentale per cambiare le sorti del mondo. Il Sudafrica di Mandela è uno dei paesi BRICS; una potenza regionale africana di prima grandezza e il suo popolo che conosce il prezzo della libertà, della giustizia sociale e della solidarietà conquistata con il carcere e i tanti, troppi martiri che ha dovuto lasciare sul selciato, non si lascerà abbindolare da niente  e da nessuno.
Addio grande Madiba. Immenso Rolihlahla, letteralmente “Colui che porta guai” che invece ha portato la gioia e la felicità nel cuore di un grande popolo. Nelson Mandela se n’è andato e per tutti noi che oggi ti piangiamo e ti salutiamo a pugno chiuso rimarrai uno dei simboli della lotta dei popoli per la giustizia sociale e la libertà.
Addio Compagno Presidente.


martedì 3 dicembre 2013

il fascista del 2000

Siamo tutti consapevoli che il consenso di cui gode il Movimento 5 Stelle ed in modo particolare il suo leader, Beppe Grillo sono alla base della novità politica nello sconsolato scenario italiano. 
Su Grillo potremmo scrivere pagine e pagine sulle contraddizioni che seguono il personaggio ormai unicamente mediatico. 
Ora Grillo ha lanciato la sua sfida più grande. A alzato il livello dello scontro. La sa guerra personale tra il suo Movimento e la politica ha raggiunto il massimo livello. 
«I partiti - ha scritto il leader M5S - hanno truffato gli italiani. Gli hanno estorto 2,3 miliardi di euro di finanziamenti pubblici nonostante il voto contrario di un referendum». «Dopo anni di silenzio omertoso delle istituzioni, il procuratore del Lazio Raffaele De Dominicis ha sollevato la 'questione di illegittimità costituzionale dei cosiddetti rimborsi elettorali che 'sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario e quindi materialmente ripristinatorie di norme abrogatè. I partiti sono indifferenti alla volontà popolare, cambiano il significato delle parole per ingannare i cittadini. Sempre la Corte dei Conti: 'tutte le disposizioni impugnate dal 1997... hanno ripristinato i privilegi abrogati con il referendum del 1993 facendo ricorso a artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo, gli sgravi fiscali al posto del contributò». 
Secondo Grillo «in attesa del responso della Corte Costituzionale che ha la velocità di un gasteropodo quando si tratta dei privilegi dei partiti, come è avvenuto per il Lodo Alfano e per la legge elettorale Porcellum, si dovrebbe avviare un'azione di sequestro preventivo dei patrimoni immobiliari dei partiti e una sospensione degli stipendi ai loro dipendenti».

Cosa sta alla base di tale attacco? A Grillo e al suo movimento poco importa se licenziando i dipendenti dei partiti politici si rovina una vita. 
Pur di distruggere "la vecchia politica" i pentastellati son disposti a tutto.
Si perché la loro visione della politica non è tra destra e sinistra. Ma tra vecchia politica (i partiti) e il nuovo (il M5S). Al Movimento 5 Stelle non sta a cuore ciò che a reso l'Italia un grande paese avanzato. 
Le conquiste dei lavoratori raggiunte dalle lotte degli operai e dalla presenza del più grande Partito Comunista d'occidente sono per i grillini cosa i poco conto. 
Loro mettono sullo stesso piano la storia dei comunisti italiani con quelle corrotte mafiose e neofasciste dei governi del dopo guerra.
Grillo vuole cancellare i partiti in Italia. Per quanto ci riguarda noi del PdCI lotteremo con tutte le nostre forze per difendere ciò che l'idea democratica difende. Il diritto ad organizzarsi politicamente in partiti ed associazioni e...movimenti. 
Grillo smettesse di fare il fascista del 2000 e pensasse a dare battaglia ai veri nemici di classe. 

giovedì 21 novembre 2013

Le elezioni cilene


L'esito politico delle elezioni in Cile deve far riflettere l'intero movimento comunista internazionale. In special modo dovranno maggiormente prestare attenzione a ciò che è avvenuto in Cile.
In Italia il movimento comunista non gode di ottima salute. I numerosi e piccoli partiti comunisti non riescono ancora a trovare l'unità. Unità fondamentale per raggiungere l'obiettivo di poter dare voce ai più deboli.
In Cile il Partito Comunista Cileno è tornato in Parlamento alleato alla coalizione della Bachelet. Questa è stata una scelta strategicamente valida.
Fino a quando in Italia saranno in molti a rivendicare la vera identità del loro personale partito comunista non saranno molte le possibilità di raggiungere i traguardi dei comunisti cileni.
Ciò che a noi del PdCI sta a cuore è l'unità dei comunisti. Unità ed autonomia sono per noi due concetti fondamentali per un Partito Comunista.
Il Partito Comunista Cileno ha messo in pratica questo semplicissimo principio.

lunedì 18 novembre 2013

PLENUM DEL PCC: HA DAVVERO TRIONFATO IL MERCATO?


di Diego Angelo Bertozzi 

Trascorsi alcuni giorni dalla chiusura del terzo Plenum del Partito comunista cinese – che si è svolto dal 9 al 12 novembre a Pechino – possiamo con una certa tranquillità trarre alcune conclusioni, probabilmente un poco controcorrente. Già perché quasi ovunque – da destra come a sinistra – si legge che nel “conclave rosso” si sarebbe celebrato il trionfo del libero mercato. Per la destra si tratta dell’ulteriore dimostrazione della superiorità del modello capitalista nei confronti di quello socialista, per la sinistra (anche radicale), invece, si è consumato l’ennesimo atto del tradimento cinese ai danni della causa del socialismo. È andata veramente così? Se la quasi totalità della stampa italiana mostra un consenso unanime, così non avviene se ci spostiamo oltre i nostri confini. Prendiamo ad esempio il Wall Street Journal che, riportando i dubbi di molti economisti, definisce “contraddittorio” il pacchetto economico approvato: certo, c’è la sottolineatura del ruolo decisivo del libero mercato, ma resta l’onnipresente presa del Partito comunista e, con un certo disappunto, il “ruolo dell’economia statale” in settori strategici come quello dell’energia, delle infrastrutture e delle telecomunicazioni (oltre che in quello bancario).
E poi sembra davvero infastidire il fatto che nei comunicati ufficiali non si parli mai esplicitamente di “settore privato”, ma solamente di “economia non pubblica”, quasi a sottolineare la subordinazione del primo1. C’è inoltre il cinese Caixin – influente quotidiano economico e finanziario – che fin dal titolo chiarisce come il “ruolo delle aziende di stato non sia cambiato”, deludendo le aspettative di molti2.
Veniamo ora alle indicazioni emerse dal Plenum, soffermandoci su innovazioni anche in campo amministrativo e di governo. Nell’ambito del “socialismo di carattere cinese”, e in una lunga fase che viene confermata come “primo stadio nella costruzione del socialismo”, al mercato viene ora riconosciuto un ruolo “decisivo” – fino ad oggi era classificato come “fondamentale” – nell’allocazione delle risorse come quello svolto dal settore pubblico. Quest’ultimo, al contempo, continuerà ad esercitare un ruolo di primo piano e dovrà vedere la crescita della propria influenza nell’economia cinese tutta, mentre alle autorità spetterà il compito di “sviluppare la proprietà collettiva”. A tutto il composito universo del “settore non pubblico” – che comprende anche un florido segmento cooperativo (il 20% circa della forza lavoro cinese) che non può certo essere liquidato come capitalista – il governo cinese promette misure per incoraggiare e sostenerne sviluppo, vitalità e creatività, anche al fine di rendere più competitivo il segmento statale. Certamente la “il ruolo decisivo” attribuito al mercato si configura come una innovazione teorica che probabilmente – così è sempre stato dall’avvio della politica di riforma e apertura – riceverà anche una sanzione costituzionale.
Quanto alle aziende statali, pare che, rispetto alle aspettative, sia stato partorito il classico topolino: nessuna rottura dei monopoli, ma solo indicazioni di misure volte più a migliorarne la gestione e incentivare l’efficienza. Ai privati – e questa sembra essere l’unica certezza – sarà concessa la possibilità di acquisire quote fino ad un massimo del 15%. Ma nulla è ancora chiaro sulle modalità di questa presunta scalata privata. Trionfo del libero mercato? Ad oggi non pare proprio. Semmai ci troviamo di fronte al riconoscimento della sua importanza in un contesto sempre dominato dalla proprietà collettiva e dal potere regolatore e di intervento dello Stato (piani quinquennali), quindi – vale la pena ricordarlo – del Partito comunista al potere. Così, ad esempio, ha commentato la Reuters: “il partito ha chiarito di non avere alcuna intenzione di ridurre radicalmente il ruolo dello Stato nell’economia”3.
Il ruolo del Pcc sembra inoltre uscire rafforzato con la costituzione di un “gruppo di lavoro di alto livello” – che non risponderà al governo – che dovrà guidare, da qui al 2020, il nuovo cammino di riforme. Una posizione centrale, quindi, che rafforza più di tutto il potere dell’attuale dirigenza.
Altra novità emersa dal Plenum è quella rappresentata dalla costituzione di un “Comitato per la sicurezza nazionale” che avrà il compito di “perfezionare il sistema di sicurezza nazionale, la strategia di sicurezza nazionale e la salvaguardia della sicurezza internazionale”. Decisione che invia chiari segnali. Innanzitutto la Cina popolare riconosce in questo modo il proprio ruolo di superpotenza politica ed economica sullo scenario internazionale (una struttura simile è quella della NSA statunitense), dotandosi di un organismo che, riunendo diplomatici, militari, esperti di intelligence e di finanza, dovrà dare unità in un settore che rischiava di essere troppo frammentario. Inoltre è possibile che questo passo – che viene dopo l’attentato di piazza Tienanmen e delle sedi del partito a Taiyuan – rifletta la preoccupazione di aumenti delle tensioni internazionali (dispute di sovranità nel Mar cinese meridionale e con il Giappone, “Pivot to Asia” e politica di accerchiamento degli Usa, sicurezza informatica) e interne (terrorismo e movimenti indipendentisti in Tibet come in Xinjiang). Un passo ulteriore per il consolidamento della direzione politica e strategica del Partito comunista: l’organo in via di costituzione risponderà direttamente alla Presidenza della Repubblica popolare. Quindi, nuovamente, al Partito comunista del quale il presidente è segretario in un contesto di leadership collettiva.
Nel frattempo prosegue, nel campo dei diritti civili, la progressiva uscita della Repubblica popolare cinese dallo “stato di eccezione”: nel Plenum è stata infatti presa la storica decisione di abolire il sistema del “laojiao”, vale a dire la pratica della rieducazione attraverso il lavoro, introdotta nel 1957. Inoltre sarà ridotto anche il numero dei reati punibili con la pena di morte. Sempre nel campo dei diritti civili, si è stabilito il progressivo abbandono della politica del figlio unico, consentendo alle coppie, in cui uno dei due genitori è figlio unico, di avere più di un bambino.

sabato 9 novembre 2013

I comunisti e l'Ottobre sovietico

tessera del PCI del 1967
Il 07 novembre è ricorso l'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. Una data storica per i comunisti ed i progressisti di tutto il mondo.
Ciò che a noi del PdCI sta a cuore è provare che il nostro attaccamento a questo storico evento non si basa su romantiche nostalgie, ma sulla convinzione che le istanze di base di quella Rivoluzione siano ancora giuste.
Il mondo di oggi non è lontanamente paragonabile alla Russia del 1917. Una cosa è rimasta immutata nel tempo, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ovviamente sotto altre forme.
Questo basta per affermare l'attualità delle idee che animarono la Rivoluzione d'Ottobre. Idee che i comunisti di oggi devono portare avanti e distinguerle dai nuovi populismi che riempiono le piazze italiane.
L'Ottobre ha consegnato alla storia dell'umanità il più grande tentativo di creare un autentico Governo del popolo.
L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ha permesso ad un popolo di sperimentare e pensare un alternativo modello di società.
Una società più giusta in cui tutti potessero avere un lavoro, una casa e un sistema sanitario universalistico.
Una società in cui la cultura era per e del popolo. Non vi erano distinzioni tra uomini e donne. Il sapere e l'istruzione erano un diritto.
Quel tentativo implose politicamente nel 1989. Molti furono gli errori della classe politica sovietica. Molti di loro passarono dal PCUS all'anticomunismo più violento.
Noi crediamo che nel mondo ci sia ancora bisogno di comunismo. L'Ottobre vive nelle nostre lotte e nella nostra militanza.
W l'Ottobre sovietico!!!

domenica 3 novembre 2013

Il PdCI e l'Amministrazione Ugetti

il nostro Partito nel lodigiano. Lavorare per portare le istanze dei comunisti nei luoghi deputati alle scelte che incidono sul futuro dei cittadini della provincia di Lodi. Anche se fuori dal Palazzo, il PdCI del lodigiano crede fermamente nel mantenere vivo il rapporto con l'attuale amministrazione comunale. I comunisti sanno da che parte stare.

sabato 2 novembre 2013

Per le scuole private i soldi si trovano

Pubblichiamo un importante articolo da "il manifesto" del 31/09/2013.

- Roberto Ciccarelli

La Commissione Europea ribadisce il concetto: la spesa pubblica italiana per l'istruzione è una delle più basse d'Europa, soprattutto per quanto riguarda l'università: il 4,2 per cento del Pil a fronte del 5,3 per cento di media Ue. Il dato è ormai conosciuto, come quello sull'abbandono scolastico. L'Italia è infatti quartultima in Europa, anche se il Ministero dell'Istruzione sostiene che i giovani tra i 18 e i 20 anni che hanno abbandonato prematuramente gli studi sono scesi di 29mila unità rispetto al 2011: nel 2012 erano 758 mila. Il fenomeno è drammatico al sud, con punte del 25% in Sardegna e Sicilia. Per quanto riguarda i laureati tra i 30 e i 34 anni, sostiene la Commissione Ue, pur essendo cresciuta al 21,7 per cento nel 2012 dal 19 per cento del 2009, resta lontana dal 35,7% della media continentale. L'invito è sempre lo stesso: aumentare i fondi, bloccare gli abbandoni, investire sulla formazione «terziaria» (cioè quella dei laureati) e valorizzare gli insegnanti. 
In questo contesto si sta discutendo alla Camera sul decreto Istruzione. Il decreto dev'essere approvato entro l'11 novembre, e deve ancora passare al Senato, ma la discussione ieri si è arrestata perché nelle larghe intese non c'è intesa sul reperimento delle risorse. Il governo vorrebbe prendere una buona parte dei 400 milioni necessari per assumere 69 docenti e personale Ata, e 26 mila insegnanti di sostegno, aumentando le accise sugli alcolici. Per protesta il relatore del provvedimento, Giancarlo Galan (Pdl) si è dimesso. La Commissione Bilancio ha inoltre trovato ben 25 incongruità economico-finanziarie.
La difficoltà a reperire risorse, che nelle intenzioni del governo dovrebbero segnare un'inversione di tendenza dopo anni di tagli alla scuola, non ha tuttavia impedito di rifinanziare parzialmente il fondo per le scuole paritarie. La legge di stabilità stanzierà 220 milioni per il 2014 a parziale compensazione della riduzione di 277 milioni di euro prevista dalla legge triennale di programmazione. Questo stanziamento dev'essere sommato ai 260 milioni di euro già stanziati nel 2013, per un totale di 480 milioni di euro. Una cifra che conferma la riduzione costante dei finanziamenti pubblici dal 2001, quando erano pari a 539 milioni di euro, e non soddisferà le organizzazioni degli istituti paritari che protestano da mesi, chiedendo di affrontare anche il nodo del pagamento dell'Imu e Tarsu. 
Il governo le ha comunque ascoltate, sollevando la protesta di chi crede invece che i fondi pubblici non devono andare alle paritarie, tra le quali ci sono anche molti istituti privati e confessionali. «È un atto di cecità politica e asservimento agli interessi privati - spiega il coordinatore Uds Roberto Campanelli - Per risolvere definitivamente questa situazione riteniamo necessaria la modifica della legge 62 del 2000 paritari, ndr.] con la separazione tra scuole private e scuole pubbliche non statali». Gli studenti saranno in piazza il 15 novembre.
La legge di stabilità non prepara un futuro migliore alla scuola pubblica. Gli stipendi sono stati bloccati per i prossimi due anni. Lo conferma il regolamento approvato ad agosto dal Consiglio dei Ministri. Questo blocco peggiorerà le condizioni del personale che, secondo una stima dei sindacati, ha perso almeno 3500 euro in virtù di un blocco che dura dal 2010. «Il potere d'acquisto è tornato indietro di 24 anni - conferma Marcello Pacifico dell'Anief - la PA ha perso 300 mila posti di lavoro in sei anni». In queste condizioni, sembra difficile accogliere l'invito della Commissione Ue a valorizzare la figura degli insegnanti. Motivo in più per alimentare lo scontro con i sindacati della scuola che hanno indetto una manifestazione nazionale il 30 novembre e parlano di uno sciopero generale contro il governo.
«Piuttosto che rifinanziare la cassa integrazione o sostenere la scuola pubblica - afferma Massimo Mari, responsabile per le scuole non statali Flc-Cgil - si continua a bloccare il turn-over». In compenso la manovra prevederebbe 150 milioni per gli atenei e 400 milioni per la ricerca tramite il 5 per mille.
Altro fronte che riguarda il lavoro della conoscenza, e il pubblico impiego, è quello aperto dall'approvazione del Decreto D'Alia l'altro ieri in Senato. Il ministro ha confermato le peggiori previsioni dei sindacati e dei precari. Ai precari che hanno lavorato per la PA per tre anni nell'ultimo quinquennio saranno prorogati i contratti in scadenza e sarà permesso di partecipare ai concorsi per la quota del 50%. Per gli altri non ci sarà rinnovo. Si tratterebbe di 80 mila persone. Tra i più colpiti gli enti di ricerca da tempo in mobilitazione.
 

Contro la legge di stabilità!

In Italia lo scenario politico è desolante. Assistiamo ogni giorno a vergognose farse di Palazzo mascherata da buone azioni politiche per difendere le fasce più deboli della società.
Dalla nascita del Governo Letta (PD-PdL-Scelta Civica) pare evidente come in Italia le forze moderate e conservatrici si stanno muovendo per riportare nello scenario politico italiano il ritorno della vecchia Balena bianca, la mai defunta Democrazia Cristiana.
Già da tempo forze politiche interne ai maggiori partiti italiani (Partito Democratico e Popolo della Libertà/Forza Italia) stanno trovando il modo di mettere a tacere politicamente le parti meno moderate de due partiti. 
L'obiettivo è chiaro. Rifondare in Italia la sezione del Partito Popolare. Il patto di stabilità non è che la prosecuzione delle politiche del Governo Monti. 
Le forze reazionarie e conservatrici si stanno organizzando per distruggere ciò che è rimasto delle conquiste sociali ottenuto con anni di lotte.
Tutto ciò da ancora più forza a ciò che il nostro Partito ha ribadito all'ultimo Congresso nazionale di Chianciano. 
Solo una forte sinistra sociale, radicata e comunista può essere un argine all'opera di restaurazione iniziata dai Governi Monti-Letta-Alfano.

sabato 26 ottobre 2013

Una piazza per la sinistra, un punto di riferimento per i comunisti

Dalla tragica vicenda politica de "La sinistra - L'Arcobaleno" ad oggi, in Italia, vi è una organizzata e mirata operazione oscurantista che ha come obiettivo, l'annullamento politica di una soggettività comunista nel nostro paese.
Dalle reti televisive alla radio fino ad arrivare ai quotidiani quasi più nessuno parla di una forza comunista organizzate nel paese.
Se lo si fa è per mostrare un residuato della storia ancora capace di esprimere una posizione politica. Un fenomeno da baraccone insomma.
Il problema dei comunisti italiani sta nelle loro divisioni, nella loro convinzione di lavorare al proprio orticello convinti che le masse proletarie siano pronte per la rivoluzione.
Tutto ciò ha portato alla totale cancellazione di un soggetto politico marxista. Oggi, lo scenario politico italiano è profondamente cambiato rispetto agli anni '90 ed i primi anni del nuovo millennio.
Il centrosinistra è profondamente cambiato. La positiva esperienza de L'Ulivo purtroppo è stata interrotta per trasformarla nella cosiddetta fusione a freddo tra popolari e post-comunisti dei Democratici di Sinistra. Oggi il PD non rappresenta più le istanze delle masse popolari e dei lavoratori. è un partito diviso e lacerato dalle correnti e sempre più schiacciato dalla figura carismatica di Matteo Renzi.
Sinistra Ecologia e Libertà è per noi comunisti un partito a cui guardare e con cui collaborare. Attraverso liste in comune, iniziative aperte al pubblico possono rappresentare la possibilità di poter pensare ad una grande sinistra italiana unita, rispettando la propria autonomia politica e la propria identità.
Questo sito ha proprio questo obiettivo. Essere un punto di incontro per la sinistra lodigiana. Il positivo incontro tra una delegazione della nostra Federazione e il Sindaco di Lodi, Simone Ugetti, stanno ha rappresentare il nostro impegno per portare le nostre idee nelle istituzioni.
Il Partito dei Comunisti Italiani opera per la riunificazione dei comunisti e per la ricostruzione del Partito Comunista in Italia.
L'appello lanciato dal Partito con il VI Congresso nazionale non ha ricevuto riscontri positivi. L'esperienza della Federazione della Sinistra ha ancor più evidenziato le difficoltà di unire le diverse culture della sinistra italiana. Siamo però convinti che tutti i Partiti debbano fare uno sforzo e unire le proprie forze.
Solo così potremmo finalmente dare senso al nostro esistere. I comunisti sono nati per difendere i più deboli. Oggi i più deboli preferiscono difendersi da soli, è così che nasce l'individualismo ed ogni forma di fascismo.
Bisogna ripartire da qui.