Gramsci

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sabato 28 dicembre 2013

Salva-roma, Milleproroghe....ma ai lavoratori quando pensano?

Da giorni la stampa nazionale e le televisioni ci bombardano con la stessa notizia. Il Governo Letta è inciampato con il decreto Salva- Roma, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nuovamente preso in mano la situazione e risolto il problema.
Per l'ennesima volta assistiamo alla totale incapacità del Governo democristiano di Letta, Alfano e amici e confermiamo la nostra idea che questo Governo è ben lontano dal voler affrontare i veri problemi dell'Italia.
Dopo aver liquidato completamente la propria storia, il Partito Democratico è ben intenzionato a portare avanti la linea descritta dal neo-segretario Matteo Renzi.
Ora i lavoratori oltre a dover affrontare il problema del Governo più democristiano dopo tangentopoli si trovano come segretario del Partito che raccoglie i consensi del disperso popolo della sinistra diffusa Renzi che vuole abolire l'articolo 18.
Si vuole far passare l'idea che lasciando totale libertà di licenziamento ai padroni questi ultimi assumeranno di più e tutto tornerà come prima.
Sappiamo che non è così perché da sempre i padroni hanno fatto gli imprenditori. L'unica cosa che i lavoratori si ritroveranno se dovessero diventare realtà le idee di Renzi e della sua segreteria è una vita ancora più precaria, con nessuna garanzia.
Perché è la garanzia di un posto di lavoro che Renzi vuole cancellare. A livello culturale la sinistra di classe si è sempre battuta per difendere il lavoro, la sua organizzazione e la dignità del lavoratore.
Noi comunisti lo vogliamo ancora fare. I democratici hanno deciso che tutto questo fa parte del passato e tutto ciò che è stato oggi è visto come il MALE assoluto.
Il popolo elettorale democratico, i militanti del PD credono che il loro partito rappresenti la speranza di un futuro migliore. Ma come può il PD essere speranza per i lavoratori se sono questi i primi ad essere duramente colpiti dalle brillanti idee liberiste di Matteo Renzi ed Enrico Letta?
Popolo della Sinistra, torna a casa e ricostruiamo un forte Partito Comunista in una sinistra unita!


venerdì 6 dicembre 2013

Compagno Mandela!!

Da sito de PdCI nazionale



Nelson Rolihlahla Mandela era nato nel luglio del 1918, 95 anni fa. Se n’è andato accompagnato dal suo popolo il vecchio Madiba, Padre del Sudafrica finalmente libero e democratico. Al tutto il suo popolo, al'intero continente africano e al Partito comunista del Sud Africa la riconoscenza del Pdci che ammaina a lutto le sue bandiere. La vita di Mandela è stata la vita di un combattente per la libertà e la giustizia sociale per il suo popolo, per il suo paese, per il suo continente.


Mandela ha pagato un prezzo altissimo alla causa della libertà e con lui tutto il popolo nero del Sudafrica. La sua lotta contro il regime segregazionista iniziò, fin da giovanissimo, quando, ancora studente, insieme ad altri personaggi, che faranno con lui la storia del Sudafrica, decise di opporsi al regime razzista bianco entrando nell’Africa National Congress e fondando due anni dopo la Youth League insieme a  Walter Sisulu, Oliver Tambo e tanti altri.
Nelson Mandela venne arrestato e processato la prima volta fra il 1956 e il 1961 e rilasciato insieme ad altri 150 al termine del processo. E qui avvenne la svolta di Mandela. Dopo la strage di Sharpeville decide di entrare nella lotta armata. E’ la scelta cruciale della sua vita e quella per il destino del Sudafrica. Mandela e i sudafricani combattenti dell’ANC, del SACP (Partito Comunista del Sudafrica) comprendono che ormai solo la risposta armata può aiutare il paese a sconfiggere il razzismo. Una piaga putrida ben sostenuta e alimentata da vari paesi occidentale e, guarda caso, fu proprio la Cia a far scattare la trappola che nel 1962 fece imprigionare Mandela. Colui che in decenni recenti venne premiato con il Nobel per la pace in quegli anni era un terrorista. Sì, un terrorista nemico della pace, proprio come lo erano i nostri partigiani e i tanti combattenti per la libertà e l’autodeterminazione dei popoli dei nostri tristi anni dominati dall’imperialismo statunitense ed europeo.
Mandela rimase in carcere per 27 lunghissimi e durissimi anni solo per le sue idee. Una storia che anche noi italiani conosciamo bene per quello che avvenne durante il fascismo. Madiba, rifiutò nel 1985 la libertà in cambio della fine della lotta armata.
Uscì dal carcere nel 1990 e divenne presidente dell’ANC nel 1991. L’ANC è la federazione politica che comprende il SACP, l’ANC e il grande sindacato Sudafricano Cosatu. Nel 1991 l’ANC sospende la lotta armata. La rivoluzione democratica conquistò il paese nel 1994 quando Mandela divenne il primo presidente nero del Sudafrica che guidò fino al 1999. Nel 2004 decise di ritirarsi dalla vita pubblica rimanendo il padre nobile del paese.

Di Mandela i sepolcri imbiancati hanno detto di tutto e di più. Prima che era un terrorista, poi un comunista pure amico di Fidel Castro (comunista non lo era anche se i comunisti erano i suoi compagni di lotta e di carcere; ma amico di Fidel sì e per i razzisti sudafricani e occidentali era proprio una bestemmia), poi traditore del paese. Dopo, con la stessa ipocrisia divenne statista, padre nobile fino a essere premio Nobel per la pace insieme, perché la realpolitik non è mai troppa, al presidente razzista De Klerk nel 1993.
La coerenza di Mandela è stata esemplare. Non ha mai abiurato le sue scelte. La lotta armata, in primis, l’ha sempre ritenuta una necessità di fronte al muro di violenza del regime razzista di Pretoria. Ma ha saputo comprendere negli anni Novanta, da grande statista, che in quel momento al Sudafrica non serviva vendetta ma riconciliazione. Ma fu riconciliazione vera, come si usa in Africa e non la pantomima che si usa in occidente.
Il grande Sudafrica libero ha ancora di fronte a sé molti problemi, soprattutto economici e di giustizia sociale da risolvere. Ma il Sudafrica di oggi è fra i paesi che possono dare un contributo fondamentale per cambiare le sorti del mondo. Il Sudafrica di Mandela è uno dei paesi BRICS; una potenza regionale africana di prima grandezza e il suo popolo che conosce il prezzo della libertà, della giustizia sociale e della solidarietà conquistata con il carcere e i tanti, troppi martiri che ha dovuto lasciare sul selciato, non si lascerà abbindolare da niente  e da nessuno.
Addio grande Madiba. Immenso Rolihlahla, letteralmente “Colui che porta guai” che invece ha portato la gioia e la felicità nel cuore di un grande popolo. Nelson Mandela se n’è andato e per tutti noi che oggi ti piangiamo e ti salutiamo a pugno chiuso rimarrai uno dei simboli della lotta dei popoli per la giustizia sociale e la libertà.
Addio Compagno Presidente.


martedì 3 dicembre 2013

il fascista del 2000

Siamo tutti consapevoli che il consenso di cui gode il Movimento 5 Stelle ed in modo particolare il suo leader, Beppe Grillo sono alla base della novità politica nello sconsolato scenario italiano. 
Su Grillo potremmo scrivere pagine e pagine sulle contraddizioni che seguono il personaggio ormai unicamente mediatico. 
Ora Grillo ha lanciato la sua sfida più grande. A alzato il livello dello scontro. La sa guerra personale tra il suo Movimento e la politica ha raggiunto il massimo livello. 
«I partiti - ha scritto il leader M5S - hanno truffato gli italiani. Gli hanno estorto 2,3 miliardi di euro di finanziamenti pubblici nonostante il voto contrario di un referendum». «Dopo anni di silenzio omertoso delle istituzioni, il procuratore del Lazio Raffaele De Dominicis ha sollevato la 'questione di illegittimità costituzionale dei cosiddetti rimborsi elettorali che 'sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario e quindi materialmente ripristinatorie di norme abrogatè. I partiti sono indifferenti alla volontà popolare, cambiano il significato delle parole per ingannare i cittadini. Sempre la Corte dei Conti: 'tutte le disposizioni impugnate dal 1997... hanno ripristinato i privilegi abrogati con il referendum del 1993 facendo ricorso a artifici semantici, come il rimborso al posto del contributo, gli sgravi fiscali al posto del contributò». 
Secondo Grillo «in attesa del responso della Corte Costituzionale che ha la velocità di un gasteropodo quando si tratta dei privilegi dei partiti, come è avvenuto per il Lodo Alfano e per la legge elettorale Porcellum, si dovrebbe avviare un'azione di sequestro preventivo dei patrimoni immobiliari dei partiti e una sospensione degli stipendi ai loro dipendenti».

Cosa sta alla base di tale attacco? A Grillo e al suo movimento poco importa se licenziando i dipendenti dei partiti politici si rovina una vita. 
Pur di distruggere "la vecchia politica" i pentastellati son disposti a tutto.
Si perché la loro visione della politica non è tra destra e sinistra. Ma tra vecchia politica (i partiti) e il nuovo (il M5S). Al Movimento 5 Stelle non sta a cuore ciò che a reso l'Italia un grande paese avanzato. 
Le conquiste dei lavoratori raggiunte dalle lotte degli operai e dalla presenza del più grande Partito Comunista d'occidente sono per i grillini cosa i poco conto. 
Loro mettono sullo stesso piano la storia dei comunisti italiani con quelle corrotte mafiose e neofasciste dei governi del dopo guerra.
Grillo vuole cancellare i partiti in Italia. Per quanto ci riguarda noi del PdCI lotteremo con tutte le nostre forze per difendere ciò che l'idea democratica difende. Il diritto ad organizzarsi politicamente in partiti ed associazioni e...movimenti. 
Grillo smettesse di fare il fascista del 2000 e pensasse a dare battaglia ai veri nemici di classe.