Gramsci

Gramsci

venerdì 11 settembre 2015

CasaPound Italia e Milano

La festa nazionale del movimento neofascista denominato CasaPound Italia non ci sarà. Il Prefetto ora e il Sindaco di Casta P. prima hanno detto no al raduno neofascista. 
Ciò che lascia senza parole è che l'Italia deve tornare ancora una volta a dover rendere conto a coloro che la storia ha spazzato via. 
I cosiddetti "fascisti del terzo millenio", amano definirsi così, vogliono dimostrare come in la Repubblica italiana nata dalla resistenza partigiana contro il nazifascismo debba ancora perdere tempo con teste rasate, anfibi e saluti romani. 
Già l'MSI aveva messo a dura prova il movimento antifascista dall'immediato dopoguerra ed oggi CasaPound Italia insieme a Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Movimento Idea Sociale, il nuovo MSI sono ancora lì con il braccio teso pronti a scattar sull'attenti quando si nomina il duce. 

Crediamo che si debba rispondere a queste provocazioni in un solo modo. Con l'antifascismo militante insegnatoci dagli amici e compagni dell'ANPI. 
Nessuno vuole guerreggiare contro chi cerca continuamente lo scontro fisico. Per noi le armi dell'antifascimo sono la nostra Costituzione e la democrazia. 
Sembra poco? Per noi comunisti no! 
Siamo antifascisti, sempre pronti a manifestare e difendere le istituzioni democratiche contro coloro che nascondendosi dietro la libertà di espressione e attraverso discutibili associazioni culturali vogliono riproporre anche se in versione 2.0 il fascismo e tutte le sue nefandezze.
Mai più il fascismo!!

Partito Comunista d'Italia - Lodi 

mercoledì 2 settembre 2015

Festa del Partito Comunista d'Italia a Milano!

Nessuno spazio ai fascisti. Lettera del Presidente ANPI alle massime Istituzioni

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Lettera del presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ai massimi rappresentanti delle istituzioni democratiche, per chiedere “un pronto e deciso intervento” per non lasciare “alcuno spazio a chi sogna impossibili ritorni o propugna forme nuove di autoritarismo. All’origine della presa di posizione la notizia di due manifestazioni di chiara impronta neofascista organizzate da CasaPound e Forza Nuova nel capoluogo lombardo e a Cantù
Questo il testo della lettera.
On.le Presidente della  Repubblica, Sergio Mattarella
On.le Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso
On.le Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini,
Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi
On.le Ministro degli Interni, Angelino Alfano
Illustri Presidenti e Onorevole Ministro,
dalle pagine milanesi di un quotidiano nazionale (La Repubblica), ho appreso che sarebbero previste, a breve, in Lombardia, due manifestazioni di netta marca fascista (significativo il titolo dell’articolo “La galassia nera arriva a Milano“), una Festa nazionale di tre giorni di CasaPound, a Milano e, pressoché contemporaneamente, un meeting internazionale a Cantù, promosso da Forza Nuova. La concomitanza di due manifestazioni del genere, che hanno precedenti ben noti, indigna e preoccupa chiunque sia dotato di una vera sensibilità democratica. In particolare l’ANPI, riconosciuta da diverse  sentenze di Tribunali militari come erede e successore dei Combattenti per la libertà, è legittimata e tenuta a reagire nei confronti di eventi che contrastino con i valori per i quali si batterono donne e uomini della Resistenza e su cui si fonda la Costituzione repubblicana. La nostra mobilitazione, dunque, è legittima e doverosa; ma non basta, perché il primo compito e il primo dovere di intervento spettano alle Istituzioni democratiche, che devono sapere, e far sapere, che i diritti di libertà trovano un limite imprescindibile nella natura democratica e antifascista del nostro Stato.
A nome di tutta l’Associazione che ho l’onore di presiedere attendo, quindi, un pronto e deciso intervento da parte di chi ha competenza in materia e una indifferibile presa di posizione delle massime Istituzioni nazionali sulla questione di fondo: l’Italia, che si è liberata 70 anni fa dalla dittatura fascista e dall’occupazione tedesca, è e deve essere un Paese democratico e antifascista, non lasciando alcuno spazio a chi sogna impossibili ritorni o propugna forme nuove di autoritarismo.
Con osservanza,
il Presidente Nazionale ANPI,  Prof. Carlo Smuraglia

martedì 23 giugno 2015

Il 12 luglio tutti a Roma alla Costituente Comunista!


L’immagine della foto è stata pubblicata domenica 21 giugno sul “manifesto”. E’ il testo che annuncia l’inizio del processo costituente che darà vita ad un partito comunista.
A questa pubblicazione seguirà un’altra tappa importante. Il prossimo 12 luglio a Roma, al Teatro dei Servi, ci sarà un’assemblea nazionale dell’”Associazione per la ricostruzione del partito comunista”. A questa assemblea sono invitati tutte e tutti coloro che considerano non più rinviabile, per le sorti del nostro Paese, per la sua democrazia, per le condizioni di vita e di lavoro delle persone, la presenza di una forza comunista organizzata.
Siamo consapevoli delle difficoltà soggettive e oggettive di una tale impresa. Ma non si può più aspettare. Lo pretendono le disastrate condizioni di impoverimento del Paese e la crisi in cui versa, che è politica, morale e istituzionale.

giovedì 30 aprile 2015

Un 1° Maggio amaro





Il settantesimo della Liberazione è appena stato festeggiato e domani, 1° Maggio, Festa dei lavoratori tutti noi, siamo di nuovo chiamati a chiederci quando potremo tornare a festeggiare il lavoro che non c'è.
Oggi siamo ad un punto di non ritorno per la politica italiana ed in questo meccanismo i comunisti devono comprendere l'importanza storica di una presenza forte ed organizzata in tutta Italia.
Il Partito dei Comunisti Italiani ha scelti mesi fa di tornare a chiamarsi come i padri del Partito chiamarono la prima forma organizzata dei comunisti italiani: PARTITO COMUNISTA D'ITALIA.
Mai tale scelta fu centrata. Il Governo Renzi è sempre più determinato a colpire non solo la sinistra politica e sindacale, ma il mondo del lavoro che per anni, quella sinistra ha rappresentato in Parlamento.
La legge (truffa) elettorale che stanno approvando a colpi di fiducia sta letteralmente scardinando la Repubblica dai pilastri costituzionali creati dai padri costituenti subito dopo il 1945.
Una legge che permetterà al Partito che prenderà più voti di ottenere il maggior numero di seggi in nome della stabilità sacrificando la vera rappresentanza parlamentare, così come pensato e scritto nella Costituzione.
La riforma del lavoro sta colpendo sempre più i diritti dei lavoratori tornando ai tempi in cui il datore di lavoro (il padrone) poteva permettersi non solo di comandare e non rispettare la persona, ma anche di fare terrorismo psicologico sul lavoratore.
Oggi il diritto allo sciopero è solo un diritto sancito sulla carta e solo pochi lavoratori possono "permettersi" di fare sciopero. Se vuoi il posto di lavoro devi abbassare lo sguardo e subire, come era un tempo.
Colpa della crisi. Si, certamente la mancanza di lavoro pone le persone in una posizione di debolezza, ma la responsabilità dei sindacati è enorme. Per troppi anni la confederazione sindacale è rimasta immobile mentre la politica berlusconiana, il Governo Monti ed ora Renzi hanno smantellato il sistema delle tutele e dei diritti dei lavoratori.
Oggi il 1° Maggio è una festa amara, ma pur sempre una giornata di orgoglio e speranza.
La Bandiera rossa sventola ancora, nonostante tutto e i Comunisti Italiani sono pronti a raccogliere la Bandiera del 1° Maggio per tornare a lottare per i diritto al lavoro e al rispetto della persona che lavora!

Partito Comunista d'Italia
Lodi

lunedì 9 febbraio 2015

Guerra globale alle porte.



Riportiamo di seguito il contributo del compagno Claudio Gemma pubblicato sul sito di Marx XXI. 

PCd'I Lodi


Quando uno dei “potenti della terra”, il presidente francese Hollande, arriva a fare affermazioni che non escludono la possibilità dello scatenamento, nello scenario ucraino, di una guerra dalle proporzioni inimmaginabili tra l'Occidente imperialista e la Russia, non occorre essere particolarmente ferrati in politica internazionale per capire che ormai si corre il rischio di essere arrivati a un punto di non ritorno.

L'ipotesi di una spaventosa guerra globale non viene avanzata più solamente dalle voci isolate di qualche esperto preveggente, come quelle di coloro che già tempo fa la ipotizzavano nelle prime fasi del conflitto del Donbass, attribuendo all'imperialismo statunitense persino la volontà di utilizzare le armi più devastanti per affermare definitivamente il proprio progetto egemonico nell'intero spazio post-sovietico.

Ora, di fronte a quanto sta accadendo, con l'intenzione ormai dichiarata dell'amministrazione USA di scendere in campo prepotentemente a fianco dell'esercito dei golpisti di Kiev, rendendo esplicito il sostegno di armi e istruttori che già, sottobanco, era stato garantito fin dall'inizio alle operazioni “antiterroriste” nell'Ucraina sud orientale avviate dai dirigenti nazional-fascisti della giunta ucraina e sfociate in un autentico genocidio delle popolazioni dell'Ucraina sud orientale, si precisa un quadro che dovrebbe terrorizzare l'opinione pubblica dell'intero nostro continente.

Nella prospettiva dell'eventuale fallimento degli ultimi tentativi di composizione negoziata del conflitto, in grado di garantire almeno una parziale distensione della situazione, e della evidente determinazione degli Stati Uniti (e dei vertici della NATO) di procedere con le soluzioni estreme, le conseguenze più catastrofiche rischiano di investire anche l'Italia che sarebbe inghiottita nel vortice di un'avventura pianificata nell'altra parte dell'Oceano. E non bastano certo le dichiarazioni dei nostri ministri, di allineamento alle posizioni più possibiliste di Francia e Germania. Nel momento in cui le operazioni più aggressive verso la Russia fossero avviate, i vincoli che legano noi (e tutti gli altri alleati) alla NATO non lascerebbero alcuno spazio di manovra anche ai più riluttanti. Come afferma, senza timore di essere smentito, il presidente francese Hollande, “noi sappiamo che l'unico scenario può essere la guerra”. Del resto, a cosa, se non a una guerra micidiale, servirebbe ora la forza di intervento rapido di 30.000 soldati della NATO, che si sta dislocando nella regione baltica e nell'Europa orientale?

Ce ne sarebbe a sufficienza per rabbrividire e apprestarsi a una mobilitazione capillare delle coscienze in difesa della pace e per scongiurare un conflitto che già nelle dimensioni attuali comporta costi umani e materiali terribili, nel cuore stesso del nostro continente. Eppure i segnali che arrivano in merito alla reazione dell'opinione pubblica, nel nostro paese e in Europa, non sono certo confortanti.

A questa desolante inerzia non si sottrae neppure la sinistra. E nel nostro paese la sua sottovalutazione della pericolosità della situazione assume contorni persino deprimenti.

Stendiamo un pietoso velo sul comportamento della sinistra oggi presente in parlamento. Mentre quella interna al PD sembra allineata, senza particolari distinguo, alle posizioni ufficiali del partito di sostegno esplicito al golpe di Kiev e ai suoi dirigenti nazional-fascisti e di demonizzazione della Russia (è di pochi giorni fa la sconcertante esibizione televisiva della stessa segretaria generale della CGIL a giustificazione delle sanzioni alla Russia, con l'utilizzo degli argomenti propagandistici dei settori più oltranzisti dell'imperialismo), “Sinistra ecologia e libertà”, dopo avere inizialmente simpatizzato per i protagonisti del golpe di Kiev, continua a mantenere il più rigoroso (e complice) silenzio sulle vicende che sconvolgono le terre violentate dall'aggressione nazista ai confini della Russia, come se la cosa non la riguardi o le crei imbarazzo.

Ma, a essere obiettivi, non è che la sinistra extra-parlamentare se la passi meglio. Neppure da queste parti, con qualche lodevole eccezione, il tema della pace messa a repentaglio nel cuore dell'Europa sembra riscuotere un particolare successo. In tutte le ultime iniziative allestite all'insegna dell'unità della sinistra, pur caratterizzate da temi importanti e pregnanti come quelli del lavoro e della difesa della Costituzione, minacciata dalle manovre del governo Renzi, non sembra essercene traccia. Se si prova a leggere gli interventi di autorevoli dirigenti delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare, di sue personalità storiche, a esaminare i contenuti di molti siti web di riferimento di partiti e componenti della cosiddetta “sinistra radicale”, si rimane colpiti dalla quasi completa assenza di contenuti che vadano oltre la semplice e sporadica registrazione delle notizie su quanto accade sul fronte di guerra del Donbass.

Fanno eccezione e meritano la massima considerazione e rilievo le iniziative messe in campo da tenaci personalità del giornalismo e della cultura (come Giulietto Chiesa, Manlio Dinucci, Domenico Losurdo e Vauro Senesi), da gruppi informali e da alcuni siti web (oltre al nostro Marx21.it che ha dato ampio spazio a materiali e campagne promossi dai comunisti ucraini e russi, ricordiamo quelli di Contropiano e del CIVG), le campagne di sensibilizzazione come quella che ha visto come protagonisti i musicisti della Banda Bassotti con i loro concerti nelle zone interessate dalla guerra, i presidi e le manifestazioni di comitati locali spesso purtroppo scollegati dalle forze più organizzate della sinistra, numerose pagine facebook (come “con L'Ucraina antifascista” e “Fronte Sud”) e, tra le forze politiche, il Partito Comunista d'Italia e la Rete dei comunisti che, fin dall'inizio, hanno messo a disposizione le loro strutture e i loro militanti per manifestazioni e dibattiti su quanto accade in Ucraina, che hanno coinvolto alcune migliaia di cittadini. Spicca poi il lavoro straordinario di Pandora TV che ha garantito una quotidiana controinformazione che ha cercato di contrastare il torrente di menzogne rovesciatoci addosso dall'apparato mediatico dominante. E mi scuso se ho dimenticato qualcuno.

Ma è la questione della nostra appartenenza alla NATO quella che ormai non può più essere derubricata dall'agenda dell'iniziativa politica di quella che si suole chiamare “sinistra” nel nostro paese. E' la parola d'ordine dell'uscita dell'Italia dall'alleanza militare imperialista che oggi dovrebbe essere posta all'ordine del giorno della più grande mobilitazione di massa. E non è più giustificabile che iniziative come quelle che, negli ultimi mesi, sono state avviate con la proposta della creazione di un Comitato No Nato (http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/24863-perche-dobbiamo-uscire-dalla-nato.html) siano delegate a un gruppo di attivisti volonterosi e determinati. Attorno a questa iniziativa non è più rinviabile la partecipazione e l'adesione di un vasto schieramento di forze che hanno a cuore la pace.

E invece la questione che più dovrebbe essere all'ordine del giorno, non solo per il popolo italiano ma per tutti i popoli del nostro pianeta, la questione della pace compromessa dalle guerre, dalle aggressioni e dall'ingerenza sfacciata dell'imperialismo e dei suoi disegni egemonici, che rischiano di trasformarsi in catastrofe globale, è quasi completamente assente nel confronto di chi si propone di chiamare a raccolta le forze della sinistra. Come se le sorti dell'umanità su cui incombe questa minaccia non riguardassero gli uomini e le donne del nostro paese, più di ogni altro problema.

E' invece venuto veramente il momento di prendere piena consapevolezza della gravità della situazione che stiamo vivendo in queste ore. La guerra globale è alle porte. Non ci sono più giustificazioni. I comunisti, la sinistra, tutti i democratici si mobilitino finalmente, con tutte le loro forze, in modo corrispondente alle gloriose tradizioni del movimento per la pace del nostro paese, contro la scalata aggressiva di USA e NATO nel Donbass, contro la guerra imperialista. Prima che sia troppo tardi.
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giovedì 8 gennaio 2015

La questione occupazionale.

Pubblichiamo, per gentile concessione della Redazione di Gramsci Oggi, un articolo del compagno Vito Cafaro, esponente dell'Unione Sindacale di Base (USB) e responsabile commercio per la Federazione di Lodi/Pavia.